Scuola, ci sono 50 milioni per trasformare i Tecnici superiori nelle università del lavoro

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Ci sono 50 milioni per i prossimi tre anni – cinque milioni subito, nel 2018 – per sviluppare gli Istituti tecnici superiori fondati nel 2010 e provare a ricucire la distanza italiana tra la scuola e il lavoro. Per allargare, ecco, il buon esperimento dei “supertecnici”: due o tre anni la loro durata, successiva alle scuole superiori. Dopo sette stagioni l’istruzione terziaria non universitaria vede i 93 istituti italiani frequentati da novemila studenti. Pochi. Le analoghe scuole tedesche – le Fachhochschulen o Università di scienze applicate – sono a quota 880mila. In Francia sono 300mila i diciottenni che ogni stagione passano a una formazione tecnica alla fine del percorso scolastico.

I 50 milioni di euro in Legge di bilancio e destinati al Fondo nazionale degli Its, ha spiegato il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi presentando il “Documento della cabina di regia per il coordinamento delle lauree professionalizzanti”, serviranno per attivare nuovi corsi “con particolare riguardo per quelli che offrono competenze abilitanti all’utilizzo degli strumenti avanzati di innovazione tecnologica e legati all’industria 4.0”. Negli ultimi cinque anni – dice il Documento – sono nati 27 nuovi istituti superiori e gli studenti frequentanti (tra i venti e i trentaquattro anni) sono passati da 2.268 a 9mila. I percorsi attivi sono quadruplicati: ora sono 370. Il tasso di occupazione a un anno dal post-diploma è rimasto alto: era il 78 per cento nel 2013, ora è all’80 per cento. Aliquota superiore sia a quella dei diplomati che a quella media dei laureati. Le imprese coinvolte dagli Istituti superiori sono 8.312, più che raddoppiate.

Gli Its, dice ancora Toccafondi, “dovranno costruire percorsi formativi progettati con le imprese e percorsi triennali progettati e realizzati con le università”. La novità dell’ultima stagione è esattamente questa: le “università professionalizzanti”. L’ex ministra Stefania Giannini firmò un decreto che, dal 2017-2018, autorizzava gli atenei a sperimentare le lauree triennali dedicate a una professione in aggiunta all’offerta degli Its. Alcuni atenei iniziarono a contattare aziende inserite da tempo nel circuito degli Istituti superiori locali, creando tensioni e disorientamento tra famiglie e studenti. La ministra Valeria Fedeli ha congelato per un anno il provvedimento e ha istituito una cabina di regia (con la Crui e le aziende) per mettere in accordo i due rami del diploma professionalizzante.

Nello specifico, alle università ora si chiede di creare partnership con i collegi e gli ordini professionali del territorio. Gli atenei, collaborado con gli Its, potranno organizzare percorsi formativi avvalendosi di risorse umane, laboratori e dotazioni degli istituti superiori. Per gli studenti degli Its che sceglieranno di iscriversi a un corso di laurea professionalizzante, per acquisire un livello di competenze superiore o una specializzazione, sarà invece possibile ottenere crediti formativi aggiuntivi.

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