Gli Its crescono e diventano Academy
Michele Piantoni, bergamasco classe 1991, dopo aver lasciato l’Università (dove studiava Chimica e Tecnologie farmaceutiche) e cercato un percorso più professionalizzante si è iscritto all’Istituto tecnico superiore (Its) ”Nuove tecnologie della vita” della sua città. Oggi lavora per una grande azienda, la Guarniflon, e sulla bontà della sua scelta formativa non ha alcun dubbio: «Già durante gli studi – racconta – sono entrato in contatto con diverse aziende e ho avuto la possibilità di valutare diverse offerte di lavoro. Un motivo in più per consigliare questo percorso». Ancora poco conosciuti, nonostante abbiano alle spalle anni di storia e di buoni risultati, gli Its rappresentano senza dubbio l’unico canale di formazione terziaria altamente professionalizzante e fortemente integrata con i fabbisogni delle imprese: uno strumento efficace in termini di occupabilità, che statisticamente permette un rapido inserimento nel mercato del lavoro per otto giovani diplomati su dieci. Come Michele, tantissimi altri stanno infatti trovando lavoro e insieme coronando i propri sogni con i percorsi Its. È il caso di Kevin Perdon, di Milano, che dopo il diploma si è iscritto al corso Its “Lombardia Meccatronica” di Sesto San Giovanni: prima ancora di terminare il proprio percorso, aveva già un contratto a tempo indeterminato per la posizione di product manager e dopo il primo anno di lavoro è stato promosso ad area manager. Oggi è responsabile per il mercato dei Paesi del Golfo, India e Turchia. Jessica Di Marco e Alessia Zinato, invece, condividono la passione per il lusso e il made in Italy, e grazie alla fondazione Its Cosmo di Padova (“Nuove tecnologie per il made in Italy, sistema moda”) oggi hanno un contratto di assunzione con un’azienda calzaturiera della Riviera del Brenta, la Corrado Maretto, che lavora per i grandi marchi della moda. E ancora Nicola Onorato, che ha il mare nel cuore, dopo aver superato le selezioni per l’ammissione ai corsi della Fondazione Its “Accademia Italiana della Marina Mercantile”, lo scorso luglio ha completato i 12 mesi di imbarchi e oggi lavora, con grande soddisfazione, per la Compagnia Grandi Navi Veloci Spa.
Le loro sono solo alcune delle storie raccontate a Job & Orienta, salone nazionale dell’orientamento, della scuola, della formazione e del lavoro (che si chiude oggi alla Fiera di Verona), che in questi giorni ospita e fa conoscere numerose Fondazioni Its, delle oltre 90 complessive a oggi costituite in Italia dal 2010. Ad accendere i riflettori sul tema è stato l’evento “Its Academy: l’innovazione nell’alta formazione professionale”, promosso dalla IX Commissione della Conferenza Stato Regioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nel corso dell’incontro, alcune Regioni hanno presentato le eccellenze Its dei loro territori: un panorama ampio e vario che evidenzia come si tratti di percorsi formativi mirati a incontrare la vocazione economica del tessuto imprenditoriale locale. Durante l’evento, per la prima volta, è stato presentato anche il nuovo nome degli Its che, per aumentarne la conoscenza e la diffusione, dal prossimo anno si chiameranno “Academy”. Un modo per veicolare con più semplicità e immediatezza l’obiettivo formativo di queste scuole, richiamando al contempo il senso e il cuore del made in Italy.
Quello degli Its è un mondo in continua evoluzione e in costante confronto con i cambiamenti del sistema economico produttivo, tanto da avere già recepito anche il senso del Piano nazionale ”Italia 4.0”, varato dal Governo per portare la digitalizzazione nei processi produttivi delle pmi e delle grandi imprese italiane. Gli esempi virtuosi non mancano: solo per citarne uno, gli studenti dell’Its Agroalimentare Veneto (Conegliano) hanno progettato e realizzato un’applicazione per aiutare gli agricoltori a raccogliere velocemente informazioni utili al loro lavoro, dal bollettino vinicolo alle previsioni meteo. Il progetto è già in fase sperimentale tra gli agricoltori del Consorzio Difesa Treviso che ora ne stanno valutando l’utilità. A Modena, invece, gli studenti dell’Its “Maker Meccanica Meccatronica Motoristica e Pakaging” partecipano alla “Formula Sae”, una competizione automobilistica tra team di studenti universitari organizzata dalla Society of Automotive Engineers (Sae), che prevede la progettazione e la produzione di un’auto da corsa. A Viterbo, all’Its “Servizi alle imprese” i giovani sono stati impegnati nell’elaborazione di contenuti e strumenti di comunicazione per far comprendere e divulgare i temi legati a Industria 4.0 ai coetanei e i ragazzi delle scuole superiori.
Alle storie di successo che raccontano le persone e le loro esperienze, si aggiungono poi numeri vincenti su tutti i fronti, che confermano in modo oggettivo la validità di questi percorsi.
Le fondazioni Its sono attualmente 93 e collaborano a vario titolo con 8320 imprese. Il numero più alto è localizzato in Lombardia (18), seguono Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto con sette Its ciascuno; vengono poi Puglia (sei), Sicilia e Calabria (cinque), Marche, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo (quattro), Campania e Sardegna (tre), Molise e Umbria (uno). A novembre 2017, nei 445 percorsi formativi attivati risultano circa 10.476 iscritti. Sono 8.502 i diplomati dell’ultimo biennio 2016-2017.
Secondo il recente rapporto di Monitoraggio nazionale 2017, realizzato da Indire per conto del Miur, dei 1767 giovani diplomati entro il 31/12/2015 il 79% entro un anno dalla fine degli studi ha già trovato lavoro (1398). L’87% di loro (1223) ha un’occupazione coerente con il proprio percorso di studi, e quasi la metà di questi sono stati assunti con un contratto a tempo indeterminato. In tale contesto il Veneto rappresenta una delle regioni più virtuose del panorama nazionale, con ben qiattro corsi delle Fondazioni Its regionali nelle prime dieci posizioni della classifica di eccellenza stilata dal Ministero dell’Istruzione.
I percorsi Its sono realizzati grazie a un contributo nazionale di circa 14 milioni di euro, distribuiti secondo criteri tesi anche a premiare il merito, ossia la qualità dei percorsi: la quota viene infatti assegnata, in misura non inferiore al 30%, tenendo conto del numero dei diplomati e del tasso di occupabilità a dodici mesi dal diploma. Tale quota è da destinarsi all’attivazione di nuovi percorsi. Nella bozza della Legge di Bilancio 2018, attualmente in discussione al Parlamento, sono previsti ulteriori 10 milioni di euro per il prossimo anno; 20 milioni poi sono previsti per il 2019 e 35 milioni a decorrere dal 2020: nel triennio, si tratta complessivamente di 65 milioni che vanno ad aggiungersi al fondo già esistente.
«Il fattore premiale nella ripartizione dei fondi – commenta Gabriele Toccafondi, sottosegretario del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – non è una contraddizione: vogliamo offrire la possibilità di migliorare a chi sta svolgendo un buon lavoro con i giovani. L’Its non è scuola obbligatoria, è un post diploma professionalizzante, e noi dobbiamo premiare solo i migliori percorsi. Perché un punto per noi è irrinunciabile: dobbiamo puntare sempre sulla qualità, senza far perdere tempo ai ragazzi e anche al mondo dell’impresa. E dobbiamo essere sempre in ascolto del territorio: gli Its non devono nascere in laboratorio in ministero, perché noi non sappiamo cosa servirà domani o dopodomani al mondo del lavoro. Sono il mondo del lavoro e dell’impresa a saperlo. Sono loro a poterci indicare quali figure servano, e su questi lavoreremo insieme: così nasce un Its».
E che l’alta formazione professionalizzante piaccia alle imprese, lo dicono anche i dati del Sistema informativo Excelsior relativi ai programmi occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi per l’anno in corso. Dati che Unioncamere da anni rielabora appositamente per Job & Orienta focalizzandosi sui titoli di studio più spendibili nel mercato del lavoro, da cui emerge quest’anno confermata la necessità di far conoscere e promuovere maggiormente i percorsi Its. Si registra, infatti, un forte squilibrio tra la domanda (pari a 15.580 contratti che le imprese hanno intenzione di stipulare entro il 2017) e un’offerta nel 2016 (dati Indire) attestatasi a 2.170 diplomati. In media, ci sono insomma oltre 8 richieste di tecnici superiori per ogni giovane diplomato in questi percorsi formativi, con molte differenze fra i settori. Quattro diplomati Its su 10 sono richiesti nel Nordovest, cui si aggiunge la richiesta di un ulteriore 25% dal Nordest: vale a dire che 2 diplomati su 3 sono richiesti dalle aree più industrializzate del Paese.
«Gli Its sono una grande opportunità per i nostri giovani – spiega Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria «perché offrono una formazione molto concreta che si svolge sia in aula sia in azienda. Quasi la totalità dei diplomati trova lavoro molto facilmente, e questo perché rispetto ad altri corsi di studio l’Its garantisce una formazione più profonda: il pragmatismo che si richiede ai ragazzi trova riscontro nella concretezza del percorso».
«Il problema di questi percorsi – conclude Cristina Grieco, coordinatrice della IX Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca della Conferenza Stato-Regioni – è che sono ancora di nicchia. La sfida è quella di dare stabilità al sistema in tutti i sensi, conferirgli maggiore identità e riconoscibilità anche agli occhi di studenti e famiglie. Noi vogliamo fare la nostra parte: investiamo infatti negli Its risorse importanti dei bilanci regionali e del Fondo sociale europeo. Si tratta di mettere tutto a sistema e di consolidare quest’altra gamba dell’istruzione terziaria non universitaria, settore che forse misura il gap più grande dell’Italia nei confronti dei nostri colleghi europei».
Fonte: avvenire.it